EreticoTour: la sfida degli eretici alla crisi

Scritto da anna on 8 aprile 2016 – 08:03

Mattinata grigia. Mi fermo per prendere un caffè. Nel bar un signore tuona contro la Fornero: pensava di andare in pensione e invece gli tocca lavorare ancora due anni. Un altro gli risponde che lui la pensione non se la può permettere: ha due figli laureati, nessuno dei due lavora,  un contrattino ogni tanto, la chiamata di un amico ma niente di più. Mi metto in macchina, arrivo all’Eretico Tour. Altra atmosfera. Volti distesi, sorridenti, i padroni di casa danno il benvenuto a chi arriva con un abbraccio.

Ne ho parlato altre volte ma non c’ero mai stata prima. Mi piace. C’è allegria, entusiasmo, voglia di esserci e di fare. C’è chi ha cambiato radicalmente la propria vita, chi senza aspettare i sospirati bandi e concorsi ha deciso di rimboccarsi le maniche e di mettere la faccia e i propri soldi su un progetto che magari covava da tempo e che è giunto il momento di tirare fuori e concretizzare.

C’è qualche start-up ma soprattutto sono singoli e associazioni che hanno deciso di puntare sullasharing economy, sulla sostenibilità, sul ritorno ai luoghi, alle culture tradizionali, alla natura. Il prossimo9 aprile si rimettono in marcia e fanno tappa con il loro tour nel borgo medievale di Fiumefreddo Bruzio.

Enza Costantino ha diversi lavori alle spalle, un licenziamento, arrivato tra capo e collo ‘in mezzo al cammin di nostra vita’, lo stordimento iniziale e poi arriva il colpo di reni per ripartire. Magari puntando su quel che ti piace e diverte e farne un lavoro. Ora ha un’associazione che si chiama I Dog ASD e fa l’educatore cinofilo, organizza giornate di formazione ed educazione per gli adulti e nelle scuole, offre preziosi suggerimenti per conoscere meglio gli animali, organizza dog e social walking e molto altro ancora.

Il cambiamento può essere un’opportunità se credi in te stesso, se ti impegni e smetti di aspettare che qualcun altro risova i tuoi problemi –dice-. Qui il mercato non esiste. Allora mi sono guardata attorno, ho preso altre qualifiche e ora lavoro come educatore cinofilo e nel sociale, con i malati di Alzheimer e i minori a rischio. Ho iniziato con i cani degli amici, poi quando ho avuto più fiducia in me, mi sono lanciata con le lezioni, anche collettive. Ora oltre alle lezioni organizzo passeggiate nella natura, ho preso altre specializzazione, vado nelle scuole, insegno il giusto approccio all’animale, lavoro sulle capacità cognitive, emotive, sociali del bambino attraverso i cani, con l’aiuto del gioco…

Roberta Caruso è nomade da sempre, per vocazione e necessità. Fuggita dalla Calabria, ha deciso a un certo punto di tornare alle proprie radici, al proprio luogo ‘interiore’, un casolare che si affaccia sulla Valle de Crati, a Montalto Uffugo, e l’ha trasformato in un luogo aperto a tutti, la Home for Creativity. Nel salotto diventato una agorà, come ama definirlo, si valorizza l’enogastronomia della tradizione e la “seconda vita delle persone”, ossia le passioni e gli interessi che chiamiamo hobbies e che siamo abituati a relegare nei ritagli di tempo, per farli diventare una nuova occasione di lavoro. Si scrive HFC ma si leggesharing economy, una economia della condivisione che sta mettendo in crisi i grandi monopoli economici partendo dalla gente, che ha sempre più bisogno di comunità e di valori autentici, di riprendere in mano la vita, di partecipare e dire la propria.

Abbiamo avviato l’Home restaurant, sull’onda di quel social eating, che sta spopolando dappertutto, che consente alle persone di scambiare tra di loro storie personali e professionali attorno alla tavola imbandita –dice-. Chi viene alla Home fa un’esperienza di vita e una vacanza di approfondimento su se stesso, per tirare fuori il meglio di noi, lavorando su ciò che amiamo davvero, sui nostri sentimenti più intimi. La Home non è un albergo né un B&b né una residenza artistica, ma un’esperienza di cohousing in cui le persone condividono principi di convivenza, solidarietà, comunità. Si può fare uno ‘scambio d’arte’, utilizzando la casa come una sorta di tela sulla quale puoi rappresentare ciò che vuoi, o di idee, o utilizzare lo strumento del baratto, prestando la propria attività all’interno, e infine utilizzarla come spazio dare vita a un progetto, fare riunioni…Alla Home pratichiamo fino in fondo la sharing economy, si condivide tutto… Economia nell’antica Grecia era un termine nobilissimo con cui si intendeva il prendersi cura della propria casa. Questo significa avere cura del mondo, essere responsabili per noi e gli altri, essere liberi di esprimerci con i nostri talenti e la nostra creatività.

Rosamaria Limardi è una antropologa. Ha vissuto tra Spagna e America Latina fino a che non è tornata a Jacurso, a pochi chilometri da Lamezia Terme, e con l’aiuto dei suoi concittadini ha messo su un albergo diffuso nelle case del paese, dove i turisti possono fare una pausa nel tran tran quotidiano, immergendosi nella memoria e nelle tradizioni locali, imparando a fare il sugo di pomodoro in casa, a raccogliere le olive, o partecipando alla processione del santo e poi alla uccisione del maiale. Le case sono state lasciate com’ erano, si utilizza il corredo della nonna, le vecchie pentole di terracotta, si ascoltano le storie tramandate da una generazione all’altra.

L’ha chiamata Jacurso da vivere e imparare, e in questo c’è tutto l’amore per la terra, la dimensione della famiglia allargata, retaggio di un mondo contadino che ci siamo lasciati alle spalle. Un’esperienza antropologica di turismo sostenibile ma soprattutto un’ esperienza di comunità, che punta sulla gente, sulla forza della memoria collettiva.

 

Chi arriva da noi dalla Nuova Zelanda, ma anche dalle nostre città, scopre un mondo lontano milioni di anni luce, abituati come siamo a supermercati e centri commerciali, alla strumentalità o alla mancanza di rapporti…A Jacurso si riappropriano dell’idea di una comunità che condivide un’identità, forte, sedimentata nel tempo, sopravvissuta allo spopolamento dei nostri territori.

All’Eretico Tour ci sono anche Pasquale De Masi, che con Calabria Itinerante vuole portare la cultura e l’arte calabrese in giro per il mondo; i ragazzi di Davoli village, un gruppo di creativi che ha fondato a Davoli l’Orto delle idee, un “universo in cui aprirsi, sperimentarsi, contaminarsi”; i due giovani ingegneri che hanno creato CalabrEasy, una app piena di utilities per i turisti che arrivano nella nostra regione; Edoardo, giovanissimo manager di Starlight Cafè, che produce dolci a chilometro zero, utilizzando il bergamotto, il peperoncino e persino le bacche di goji di Taurianova.

Massimiliano Capalbo, founder di Orme nel Parco, ideatore e instancabile animatore da qualche anno di questo progetto è convinto, lo dice ad ogni incontro, che dal circuito (vizioso) Fallimento-Rassegnazione-Sfiducia si può venire fuori. Cancellare solitudine, paure, complessi di inferiorità, diffidenze reciproche, scrollarsi di dosso schemi consolidati è possibile, riprendendo consapevolezza della propria forza e dei tanti talenti che fioriscono in ognuno di noi. Molti secoli fa uomini come Pico della Mirandola, Leonardo da Vinci, Vasari, Giotto misero fine a tempi di buio ed oscurantismo e posero le basi di un nuovo modo di vedere il mondo, fondato sul dialogo, sulla circolazione di idee e di informazioni, sulla dimensione civile del fare comunità. Non so se sono maturate le condizioni di un nuovo Rinascimento. Quel che è certo è che sono in tanti a essersi rimessi in viaggio.

Il Sud ha, oggi più di ieri, molte più potenzialità, molte più carte da giocare rispetto al Nord. Questo suo ritardo oggi si è trasformato in un vantaggio. Se, come registriamo quotidianamente, la tendenza è quella a ritornare alle cose autentiche (il cibo, il paesaggio, la cultura, l’arte, e così via) il Sud ha davanti grandi prospettive economiche e sociali.” (M. Capalbo, La terra dei recinti, Rubbettino)

 

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