Buone pratiche di turismo sostenibile per le aree interne: i casi calabresi di “Orme nel Parco” e “Jacurso da Vivere e Imparare”
di Tullio Romita
- Buone pratiche e turismo sostenibile
In termini generali, l’etichetta di buona pratica viene oggi assegnata a qualsiasi esperienza abbia prodotto risultati positivi e rilevanti rispetto agli obiettivi iniziali ed al contesto in cui si concretizza. In effetti, però, il concetto di buona pratica è molto più complesso.
Nell’ambito dello sviluppo sostenibile del turismo, una buona pratica è un’esperienza che non ha solo generato i migliori risultati per chi l’ha proposta e realizzata ma anche per la collettività nel suo complesso. Ovvero, deve produrre risultati che siano attinenti al perseguimento di uno o più obiettivi che rientrano in quelli più generali della sostenibilità ambientale, della sostenibilità economica e della sostenibilità sociale.
In altri termini, per potersi qualificare come “buona pratica di turismo sostenibile”, non basta che l’esperienza proposta porti, per esempio, alla crescita del movimento di turisti ed alla crescita dei guadagni economici per gli operatori che la realizzano, ma deve anche, sempre per esempio, tutelare le risorse naturali che utilizza, ridurre gli impatti ambientali, tutelare e valorizzare le risorse culturali locali.
Ma ciò non basta. Perché un’esperienza possa essere valutata una buona pratica è, oggi, necessario che risponda anche ad un altro criterio: l’esperienza deve essere agevolmente esportabile e replicabile in altre realtà locali. Questo vuol dire che ciò che di “buono” nell’ambito della crescita del turismo sostenibile è stato fatto in un certo luogo, deve poter essere preso ad esempio e trasferito in un altro luogo con caratteristiche simili potendo quest’ultimo contare sul fatto che il risultato finale sarà un vantaggio simile a quello di chi lo ha in precedenza realizzato.
Il presente contributo intende rappresentare due casi che a nostro avviso presentano caratteristiche e qualità che ci permettono di classificarli come casi di buone pratiche per lo sviluppo sostenibile del turismo.
- Casi di studio di buone pratiche di turismo sostenibile
I casi di studio prescelti, “Orme nel Parco” e “Jacurso da Vivere e Imparare”, sono due esempi di crescita sostenibile del turismo in Calabria, che possiamo etichettare come buone pratiche in quanto, come vedremo, rispondono a più dei criteri minimi richiesti per essere definite tali, ma non sufficientemente riconosciute come tali.
I casi scelti sono il frutto di una decisione precisa. Quella di contribuire a valorizzare realtà sociali e culturali, oltre che imprenditoriali, che operano con finalità prevalentemente turistiche in contesti ambientali e territoriali considerati marginali e dove più difficoltoso è lo sviluppo di percorsi imprenditoriali e più difficile l’affermarsi di idee di impresa che prediligono l’approccio sostenibile al turismo.
Inoltre, anche per contribuire a promuovere una cultura della crescita economica e sociale fondata sulle buone idee e sulle buone pratiche anche in territori in evidenti condizioni di difficoltà economiche e sociali, e di contribuire alla disseminazione e valorizzazione dei risultati di esperienze positive e trasferibili, e che se prese ad esempio contribuiscono a contrastare la migrazione e l’abbandono della popolazione attiva, in particolare delle aree interne
- Analisi dei casi di studio
3.1 Lo scenario
Il progetto “Orme nel Parco” prende corpo nel 2008, proponendosi come impresa turistica specializzata nella progettazione, realizzazione e gestione di parchi acrobatici forestali ed eco-esperienziali, in una località calabrese del Parco Nazionale della Sila, Tirivolo, ricadente nel comune di Zagarise (CZ), e dove “si respira l’aria più pura d’Europa”. “Orme nel Parco” nasce come primo parco avventura della Calabria, nel 2014 diventa parco eco-esperienziale, e può contare su una superficie di tre ettari immerso in un bosco di faggi. Varie sono le attività praticabili: i percorsi Acrobatici forestali, l’arrampicata sportiva, il noleggio di Mountain Trials Bike, quattro percorsi di trekking, percorsi nei boschi innevati della Sila con le ciaspole, un percorso eco-sensoriale, tiro con l’arco e percorsi per il Dog Walking.[1]
Il progetto “Jacurso da Vivere e Imparare” nasce nel 2013, è effettivamente operativo da poco meno di due anni, e nasce dall’esigenza di voler conservare e preservare l’identità locale attraverso antiche tradizioni orali e gli stili di vita tradizionali e facendoli “vivere” come esperienza ai turisti. Jacurso (VV) è un piccolo paese di circa 600 abitanti, situato in Italia meridionale, in Calabria; si trova in collina (circa 450 m. s.l.m.), in posizione centrale all’Istmo di Marcellinara, la striscia di terra che divide il Mar Tirreno dal Mar Jonio, ed il progetto si è avviato considerando l’opportunità di mettere in contatto la comunità locale, un territorio isolato e quasi spopolato, con dei turisti responsabili, che amano il viaggio e la scoperta di valori essenziali quali l’autenticità e il ritmo naturale della vita quotidiana. Il principale strumento di marketing è il passa-parola e l’utilizzo di alcuni social network, piattaforme web e web booking (facebook, trip-advisor, booking.com, airbnb.com) cercando di attrarre il target di riferimento con una comunicazione responsabile. “Jacurso da Vivere e Imparare” offre l’opportunità di soggiornare in varie tipologie di sistemazioni che si trovano distribuite all’interno dell’area comunale, ed eroga vari servizi di accoglienza turistica: lezioni di cucina calabrese, lezioni d’italiano collegate alla tradizione orale, laboratori tradizionali finalizzati alla riscoperta delle tecniche artigianali del passato, lezioni di enogastronomia, degustazioni, partecipazioni a sagre e feste locali[2].
3.2 Contesto e storia
I due progetti realizzati si situano in un contesto storico e territoriale con caratteristiche sociali ed economiche molto simili tra loro, che poi sono quelle che riguardano più in generale la regione.
Come noto, a partire dagli anni ’50 del XX secolo e fino a tutti gli anni ’70, l’Italia ha attraversato un periodo storico caratterizzato da profonde trasformazioni sociali. In quegli anni si è concretamente passati da una società basata sull’agricoltura ad una società basata sull’industria, e la trasformazione economica ha portato con se importanti trasformazioni sociali e culturali, sono cambiati: gli stili di vita, il concetto e la percezione del benessere, i paesaggi rurali e l’assetto urbano delle città, l’uso ed il consumo del tempo libero, ecc..
Tuttavia, è anche noto che il fatto che tali modificazioni non hanno percorso il Paese allo stesso modo. Ovvero, mentre alcune aree del Paese crescevano sempre più altre si impoverivano ancor di più, talvolta proprio per consentire che il miracolo economico si potesse compiere.
In altri termini, ciò che è successo è che mentre a svilupparsi in modo assai evidente erano principalmente le aree del Nord d’Italia con importanti effetti positivi anche verso le aree centrali della penisola, il divario preesistente tra nord e sud del Paese non veniva colmato, probabilmente, come alcuni autori sostengono, non aumentò, in conseguenza dell’intervento straordinario dello Stato nel Mezzogiorno[3], ma il risultato certo è che le regioni del sud non sono state effettivamente attraversate da compiuti processi di industrializzazione, ed in tale contesto la regione che ha registrato maggiori squilibri è la Calabria.
In questa regione, ciò che è accaduto è che negli anni del boom economico italiano decine di migliaia di calabresi sono emigrati vero il nord del Paese attratti dal lavoro nelle fabbriche e dalle migliori condizioni di vita offerte dalle città industriali. In grande maggioranza, a partire, anche verso l’estero, erano i più giovani, fino ad allora prevalentemente impegnati nell’agricoltura, e quest’ultima col passare del tempo e con i successivi “ricongiungimenti” veniva sempre più impoverita di popolazione rurale e le produzioni agricole sostanzialmente ridotte ai minimi fisiologici.
Emigrazione ed impoverimento della produzione agricola si sono riflesse anche sulle comunità locali rimaste e sullo sviluppo dei centri urbani minori. Chi è rimasto si è progressivamente trasferito nei centri urbani maggiori trovando nei servizi, principalmente in quelli pubblici, una opportunità lavorativa ed un nuovo ruolo sociale. Tutto ciò ha principalmente espanso la crescita del settore edile dedicato alla costruzione di nuovi e moderni edifici abitativi, e però contestualmente favorendo il progressivo abbandono e degrado non solo delle abitazioni rurali ma anche degli edifici situati nei centri storici originari e di quelli presenti nelle aree più interne e di montagna.
Tuttavia, proprio la presenza di centri storici e edifici rurali e/o di montagna, abbandonati e/o degradati, ma proprio per questo riusabili e recuperabili nella loro forma architettonica e paesaggistica originaria, proprio la presenza di produzioni e risorse eno-gastronomiche tipiche, e proprio l’assenza di una diffusa ed invasiva presenza industriale, restituiscono un territorio che presenta interessantissime opportunità di crescita del turismo.
In tale contesto, il turismo contemporaneo, post-moderno, multi-esperenziale, eco-esperenziale, ossia molto sensibile alle qualità naturali del territorio, sempre meno eterodiretto e sempre più autodiretto, sempre più disponibile al rapporto diretto con la popolazione ospitante, sempre più mobile, sempre più disposto ad abbandonare comportamenti turistici tipici delle 4S in favore di quelli più coerenti con le 3L, sempre più viaggiatore e sempre meno turisti, offre al territorio calabrese interessanti opportunità per la nascita competitiva di un ventaglio di nuove offerte “turistiche”, proprio ciò che i progetti “Orme nel Parco” e “Jacurso da Vivere e Imparare” tendono a voler rappresentare.
3.3 Organizzazione
Nella storia del progetto “Orme nel Parco” è stato rilevante l’incontro, nel 2006, con Stefano Ceci, imprenditore e presidente all’epoca di GH Impresa Turistica, insieme al quale è stato ideato e realizzato (nel 2008) il primo parco avventura in Calabria e uno tra i più grandi d’Italia, in Sila. Per farlo il primo passo è stato quello di costituire la società GH Calabria srl con capitale sociale di 30.000 euro, costituita da 3 soci.[4] Successivamente è stato attivato un mutuo bancario[5] usufruendo di un’iniziativa della Cosvig (Consorzio Sviluppo delle Garanzie) per l’accesso al credito, un’iniziativa volta a favorire l’accesso alle fonti finanziarie delle piccole e medie imprese mediante la concessione di una garanzia pubblica che arrivava all’80% dell’operazione e grazie alle garanzie e all’immissione di capitale da parte del socio GH srl. Dopo aver fatto ciò è stato siglato un contratto con la Sing Park srl di Reggio Emilia, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di percorsi acrobatici forestali, per la realizzazione del nostro Parco. Il passaggio compiuto successivamente è stato quello relativo all’individuazione dell’area sulla quale costruire il parco, la scelta è ricaduta su Tirivolo, località di montagna selvaggia nel comune di Zagarise, lontana dal caos del turismo di massa, naturalmente integra. Di conseguenza sono stati effettuati i rilievi dell’area, uno studio dei percorsi, della sentieristica e della valutazione di tutti gli altri aspetti connessi come i parcheggi, l’area servizi, l’area ristoro, ecc.. Infine, è stato presentato il progetto presso gli enti preposti all’autorizzazione: comune di Zagarise, Parco Nazionale della Sila, Provincia di Catanzaro, Regione Calabria, ASL, Sovrintendenza ai beni ambientali. Una volta ottenuto il parere favorevole da parte degli enti preposti, sono stati avviati i lavori di costruzione, formazione degli addetti, l’attività di promozione e l’inaugurazione. Dal 2014 divenuto parco eco-esperienziale, ovvero un luogo dove si vivono esperienze a contatto con la natura che coinvolgono tutti e cinque i sensi.
Il progetto “Jacurso da Vivere e Imparare” rappresenta la realizzazione di una idea che è nata e si è sviluppata sulla base di un continuo confronto fra tre soggetti portatori ognuno di un diverso punto di vista: un’antropologa, una esperta in comunicazione ed un economista.[6] L’antropologa culturale, specializzata in conservazione del patrimonio immateriale, dopo essersi laureata ha sviluppato oltre dieci anni di esperienze al di fuori della Calabria, e dopo avere conosciuto vari luoghi e varie culture, in Italia e fuori dall’Italia, è voluta ritornare a vivere e lavorare nella sua terra d’origine, nella convinzione che tutte le persone del mondo dovrebbero poter avere l’opportunità di vedere quanto sia bella ed interessante questa parte della nazione, in questo senso occupandosi della registrazione e della salvaguardia degli aspetti della vita tradizionale del luogo. All’esperta in scienze della comunicazione è affidato il compito di comunicare all’esterno ed agli ospiti di “Jacurso da Vivere e Imparare” gli aspetti significativi delle tradizioni locali e le qualità naturali e paesaggistiche, un ruolo importante poiché necessario a trasferire ai soggetti esterni le conoscenze che servono a capire, anche metaforicamente, l’identità del luogo. All’economista, esperto in ospitalità e turismo, e specializzato in strategie e pratiche di sostenibilità per destinazioni e business turistici, è responsabile marketing del progetto “Jacurso da Vivere e Imparare”, ed impegnato nella sua promozione sui mercati internazionali. Questi soggetti hanno ideato ed oggi gestiscono il progetto in questione.
3.4 Risultati
“Orme nel Parco” viene indicato dai suoi stessi ideatori e gestori come il Parco Avventura ed eco-esperienziale fra i più visitati d’Italia, dalle scolaresche, dai gruppi, dalle famiglie e da tutti coloro i quali desiderano trascorrere una vacanza o del tempo libero in montagna, a contatto con la natura.
“Jacurso da Vivere e Imparare” nei suoi primi circa due anni di vita ha registrato una “interessante” affluenza di turisti durante la stagione estiva (circa 200 pernottamenti per 20 posti letto), con permanenza media di tre notti e con punte fino a quindici notti.
Entrambe le esperienze sono votate alla costruzione di reti (network) composte da vari soggetti che perseguono lo sviluppo del turismo sostenibile, anche attraverso la partecipazione a progetti nazionali ed internazionali, e sembrano godere di una buona reputazione che viene esplicitata attraverso la raccolta delle opinioni degli utenti.
“Jacurso da Vivere e Imparare” e “Orme nel Parco”, sono parte attiva della rete delle Imprese Eretiche, cioè di quelle imprese che “… osano sfidare lo status quo, quelli che vedono dove altri non vedono, che invece di lamentarsi agiscono, che si muovono prima e che contribuiscono con il proprio agire a cambiare in meglio innanzitutto la propria vita e poi quella degli altri”[7].
- Conclusioni
Entrambe le esperienze hanno realizzato un insieme azioni che hanno condotto ad un ampliamento dello sviluppo sostenibile delle aree in cui sono collocate e che possono e debbono essere prese ad esempio da territori con caratteristiche simili, principalmente nella stessa regione Calabria.
Innanzitutto, sia “Orme nel Parco” che “Jacurso da Vivere e Imparare” sono due progetti che nascono certamente anche con la finalità di costruire un’attività economica ma che basano il perseguimento del miglior fatturato non sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e culturali ma sulla valorizzazione intensiva di tali risorse, e, inoltre, sul rispetto delle risorse comuni.
In effetti, essendo “Orme nel Parco” un Parco Avventura anche eco-esperienziale, ed essendo “Jacurso da Vivere e Imparare” un’attività che include servizi ricettivi in vari ambienti dell’area comunale ed eroga servizi di accoglienza turistica ad alto contenuto culturale locale, se l’obiettivo fosse stato principalmente il business “turistico” sarebbe stato molto più conveniente avviare le attività non nelle aree interne della regione ma in quelle più prossime alle aree turistiche più fertili del territorio regionale.
Vi è poi da sottolineare che le iniziative in questione non hanno al momento goduto di sussidi pubblici in particolare a fondo perduto, cioè non sono nate sulla base di stimoli fondati su opportunità economiche vantaggiose, ma sulla base di idee di business costruite sulle proprie passioni e sui propri interessi.
Infine, in entrambi i casi di studio, è rinvenibile la presenza della ricerca di un rapporto particolare con la comunità locale, talvolta fatta di coinvolgimento e comunque sempre di rispetto e di collaborazione. A tal proposito, depone bene la circostanza che, al momento si registra un effetto positivo sull’immagine complessiva delle località in cui sono ubicate le attività, sia in termini quantitativi che in termini qualitativi.
[1] http://ormenelparco.it/
[2] https://jacursodavivereeimparare.it/
[3] Al proposito cfr. S.CAFIERO Tradizione ed attualità del Meridionalismo, Il Mulino, Bologna, 1989, p.110, e , V.ZAMAGNI Dalla periferia al centro, Il Mulino, Bologna, 1990, p. 53.
[4] Massimiliano Capalbo, Giovanni Leonardi e GH srl.
[5] Presso la BCC (Banca di Credito Cooperativo).
[6] La prima è Rosamaria Limardi, la seconda è Antonia Limardi, il terzo è Marcello Notarianni.
[7] http://ormenelparco.it/iv-raduno-delle-imprese-eretiche/